La chiusura determinata dal Coronavirus ha ridotto le emissioni di CO2 e di inquinanti, ma ora è necessario lo sforzo di tutti per promuovere tecnologie pulite e rinnovabili, iniziando dalle nostre case.
L’emergenza Coronavirus ha avuto un solo effetto positivo: ha ripulito l’aria che respiriamo determinando un abbassamento degli inquinanti e delle emissioni di CO2. Ma questo effetto è solo temporaneo e non basta per cambiare il trend consolidato che sta determinando il cambiamento climatico, perché con il riavvio delle attività produttive i livelli di inquinamento torneranno a salire.
Cosa è successo, dunque, alla nostra aria nei primi mesi di quest’anno? C’è stato un calo delle emissioni di CO2 senza precedenti: il 10% in meno da gennaio a marzo 2020 rispetto all’analogo periodo dello scorso anno, con la previsione che nei primi sei mesi si possa arrivare a -15%.
Questi numeri, contenuti nell’analisi trimestrale del sistema energetico italiano dell’Enea, sono accompagnati da una riduzione dei consumi di energia primaria del 7% nel trimestre, con un picco del -15% nel solo mese di marzo. Nelle cinque settimane dall’inizio di marzo in poi la domanda elettrica si è stabilizzata su un -20% (-30% nelle regioni del Nord) e anche i consumi di gas naturale viaggiano a -30% dalla seconda metà di marzo; gasolio e benzina addirittura a -43%.
Il calo dei consumi energetici ha fatto diminuire anche gli altri inquinanti in atmosfera. Con l’avvio del lockdown, il biossido di azoto (NO2) che si produce in tutti i processi di combustione, secondo l’Ispra è calato almeno del 50% nella Pianura Padana, soprattutto grazie al blocco del traffico su strada, che da solo causa oltre ma metà di questo tipo di emissioni.
Più difficile valutare la diminuzione della concentrazione di polveri sottili - che senz’altro si è verificata - perché si tratta di un fenomeno fortemente influenzato dalle condizioni meteorologiche. Non dimentichiamo che secondo alcuni studi proprio l’alta concentrazione di polveri sottili e biossido di azoto potrebbe essere correlata con la maggiore diffusione del Covid-19.
I numeri del cambiamento climatico
Ma gli effetti della “chiusura” sulla qualità dell’aria, dicevamo, hanno una scadenza e presto la tendenza si invertirà, all’interno di un quadro generale negativo e che non sembra affatto mutare. Basti pensare che a inizio maggio si è registrato il nuovo record assoluto di concentrazione anidride carbonica in atmosfera.
L’Osservatorio di Mauna Loa, situato sull’omonimo vulcano nel mezzo delle Hawaii, ha rilevato il 3 maggio una concentrazione di 418.2 ppm (parti per milione) di CO2, il valore più alto da quando sono state avviate queste misurazioni, nel 1954.
In Europa intanto il 2019 è stato l’anno più caldo mai registrato, con livelli di anidride carbonica e metano (i due principali gas serra) aumentati talmente tanto che per vedere dati simili bisogna andare indietro di un paio di milioni di anni. Nel Vecchio Continente la temperatura risulta già superiore di quasi due gradi rispetto alla seconda metà del XIX secolo e l’Italia è uno dei Paesi più minacciati dal cambiamento climatico.
Per cambiare le sorti del nostro Pianeta un lockdown di uno o due mesi insomma è ben poco, e servirebbero, invece, azioni strutturali molto più incisive e coraggiose volte a decarbonizzare le attività umane.
La pandemia rischia tra l’altro di vanificare gli sforzi, perché l’attenzione dei Governi mondiali è ora concentrata sul sostegno all’economia e al mondo del lavoro, e a risentirne potrebbero essere proprio gli investimenti in efficienza energetica, fonti rinnovabili e tecnologie pulite.
Secondo Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, si tratta di uno sforzo titanico: per riuscire a essere in linea con gli accordi sul clima di Parigi (contenere l'aumento della temperatura media globale ben al di sotto della soglia di 2 °C rispetto ai e i livelli pre-industriali) si dovrebbero mettere in campo misure tali da garantire livelli di emissione di CO2 paragonabili a quelli di queste ultime settimane, ma con un sistema produttivo pienamente operativo.
Serve lo sforzo di tutti – politica, imprese e cittadini - per frenare il fenomeno del cambiamento climatico riducendo l’impatto ambientale delle nostre azioni.
E' proprio in questo contesto che si inserisce la novità rappresentata dal Decreto Rilancio, pubblicato da pochi giorni in Gazzetta Ufficiale. Tra gli interventi più interessanti a supporto di efficienza energetica e sostenibilità, si inserisce l'Ecobonus 110% (leggi qui l'approfondimento).
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