Ogni cittadino potrà autoconsumare l’energia prodotta da impianti rinnovabili “condivisi”: il fotovoltaico condominiale, per esempio, potrà essere al servizio dei singoli condòmini.
Non è una novità che gruppi generici di consumatori si aggreghino con il fine di operare collettivamente per l’acquisto di energia, attraverso l’adesione a consorzi. Così facendo, grazie agli elevati volumi acquistati, il consorzio spunta prezzi più bassi e condizioni di favore dal fornitore.
Le nuove Comunità energetiche e i gruppi di autoconsumatori collettivi definiti dalla recente normativa, però, introducono un principio diverso e per certi versi rivoluzionario. Il concetto di aggregazione, infatti, qui si allarga alla produzione e alla condivisione dell’energia autoprodotta, in questo caso da fonti rinnovabili.
Le dinamiche di funzionamento della rete elettrica e, in particolare, le modalità con cui vengono calcolate le varie tasse e accise sui kWh consumati hanno ostacolato la concretizzazione di questo scenario. Per esempio, non è mai stato possibile condividere l’elettricità prodotta da un impianto fotovoltaico installato sul tetto di un condominio mettendola a disposizione dei singoli condòmini e non più solo dei servizi comuni condominiali, come avvenuto finora.
Questo impedimento ha determinato spesso bassi livelli di autoconsumo dell’energia, in gran parte ceduta in rete, non consentendo di sfruttare davvero tutti i benefici dell’auto-produzione energetica green.
Va sottolineato, infatti, che la produzione di energia da fonti rinnovabili come il fotovoltaico non è programmabile e raggiunge il suo massimo vantaggio, sia dal punto di vista economico che dal punto di vista ambientale, quando l’energia generata è utilizzata immediatamente sul luogo di produzione, oppure consumata “in differita” grazie all’utilizzo di batterie di accumulo.
Nello sviluppo delle comunità energetiche, infatti, un ruolo chiave spetterà proprio ai sistemi di accumulo, all’elettrificazione diffusa (anche relativa alla ai veicoli elettrici) e ai sistemi HEMS (Home Energy Management Systems) che renderanno possibile lo sfruttamento ottimale degli impianti nelle ore di massima produzione e la gestione corretta della carica-scarica delle batterie, sempre con lo scopo di massimizzare l’autoconsumo.
Indipendenza energetica e autoconsumo collettivo: cosa sono?
Le Comunità energetiche rinnovabili e l’autoconsumo collettivo sono stati definiti in Italia da recenti normative (Delibera ARERA 318/2020/R/eel e Decreto Ministeriale del 16/9/2020).Si tratta di due differenti tipologie di soggetti: mentre l’autoconsumo collettivo indica gruppi di utenti dello stesso condominio o edificio che producono energia rinnovabile per il proprio consumo, le Comunità energetiche rinnovabili sono soggetti giuridici di cui possono far parte, come “azionisti” o “membri”, persone fisiche, piccole e medie imprese, autorità o enti locali.
Grazie alle Comunità energetiche e ai gruppi di autoconsumatori collettivi, anche chi non può installare un impianto fotovoltaico presso la propria abitazione può beneficiare di un autoconsumo che possiamo definire “virtuale”: questo avviene grazie al fatto che sono presenti due POD (Point of Delivery, ossia il luogo dove viene distribuito il servizio) a valle della produzione e del consumo di energia, uno relativo al referente dell’impianto e un altro virtuale, corrispondente alla somma dei consumi dei POD di tutti gli aderenti. Per l’energia autoprodotta e autoconsumata in modo condiviso, il ministero dello Sviluppo Economico ha previsto degli appositi incentivi economici.
Per quanto riguarda l’approvvigionamento della quantità di energia che eccede rispetto a quella autoprodotta a consumata collettivamente, va precisato che lo schema normativo italiano, per come è strutturato oggi, non vincola gli aderenti alle Comunità energetiche ad agire collettivamente ai fini dell’acquisto: ogni aderente può, quindi, continuare ad approvvigionarsi singolarmente dal proprio fornitore.
Quali sono i vantaggi dell’autoconsumo collettivo?
Aderire a questa iniziativa permette al singolo utente di beneficiare di servizi messi a fattor comune. Nel caso delle Comunità energetiche e degli autoconsumatori collettivi, i cittadini possono rispondere in modo collettivo non solo a esigenze legate all’approvvigionamento energetico, ma anche ambientale e sociale.
Sintetizzando, i benefici sono i seguenti:
- risparmi economici legati alla diminuzione dei costi di approvvigionamento e possibilità di beneficiare degli incentivi stabiliti dal MiSe;
- maggiore sostenibilità ambientale e contributo agi obiettivi di decarbonizzazione italiani ed europei, grazie all’utilizzo più proficuo delle fonti rinnovabili e alle minori dispersioni di energia sulla rete;
- contrasto alla “povertà energetica”, ossia l’impossibilità per le famiglie di accedere a un livello minimo di servizi energetici per difficoltà economiche.
Il cittadino, quindi, viene posto al centro di un nuovo modello, in grado di portare benefici sia a livello del singolo che dell’intera comunità.
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