Vivere in un edificio efficiente significa consumare una quantità di energia 4-5 volte inferiore a quella necessaria a un edifico costruito negli anni 70 non riqualificato; vuol dire risparmiare in bolletta e salvaguardare l’ambiente, ma non solo. Significa anche abitare in spazi dove temperatura e umidità sono sempre al giusto livello, assicurando il comfort e la salute con tutte le condizioni climatiche.
Per ottenere un edificio efficiente e salubre, posizionato nelle più alte classi energetiche, bisogna agire su tre ambiti: la coibentazione dell’involucro edilizio per ridurre il fabbisogno termico, l’utilizzo delle migliori soluzioni impiantistiche e l’apporto di energia da fonti rinnovabili. Oggi questi interventi sono particolarmente convenienti grazie alla possibilità di sfruttare il Superbonus 110%, a condizione che si rispettino alcuni importanti requisiti. Ma si può anche ricorrere alle detrazioni fiscali per gli interventi di efficientamento energetico del normale Ecobonus, con la possibilità di monetizzare subito le detrazioni spettanti senza aspettare i 10 anni previsti, ottenendo uno sconto immediato in fattura di pari importo (il 50 o il 65% delle spese) sul corrispettivo da pagare al prestatore di lavori (installatore, idraulico, impiantista, serramentista, ecc.).
In questa guida vi forniamo gli elementi per ragionare sulla riqualificazione energetica della vostra casa, per vivere meglio consumando meno.
Quando si inizia a ragionare sulla riqualificazione della propria abitazione bisogna porsi una domanda fondamentale: che tipo di intervento si vuole realizzare?
Mentre una profonda ristrutturazione implica il restyling estetico e funzionale degli spazi con molte opere murarie (e, ovviamente, il rifacimento degli impianti) una riqualificazione energetica può essere davvero poco invasiva se si tratta, per esempio, di sostituire il vecchio impianto di riscaldamento con una nuova caldaia a condensazione o con una pompa di calore (intervento che, da solo, consente comunque di ottenere un risparmio considerevole sul riscaldamento).
Per l’accesso al Superbonus è però necessario il doppio salto di classe energetica dell’edificio, ed è qui che la decisione potrebbe diventare più difficile, perché, se l’abitazione è poco isolata e presenta importanti dispersioni termiche, per il doppio salto di classe una nuova caldaia può non bastare, rendendo necessari interventi sull’involucro edilizio.
La soluzione? Rivolgersi a esperti preparati. Così come la progettazione estetica e funzionale di un’abitazione è compito di un architetto, allo stesso modo la progettazione impiantistica deve essere fatta da professionisti preparati e qualificati, in grado di valutare la situazione esistente, scegliere la migliore soluzione e adempiere a tutti i requisiti normativi per l’accesso agli incentivi.
Gli interventi possono riguardare molti aspetti: la coibentazione, l’installazione di nuovi impianti per la climatizzazione, il fotovoltaico, il solare termico, i sistemi domotici per la gestione dei parametri ambientali. Indipendentemente se si scelga di effettuare uno solo degli interventi possibili o di procedere con una riqualificazione competa, il risultato sarà comunque il miglioramento dell’efficienza energetica dell’edificio, con una diminuzione dei costi in bolletta e un aumento del comfort abitativo e del valore commerciale della vostra casa.
Esiste una vastissima letteratura normativa sulle prestazioni energetiche nell’edilizia, complessa e molto “stratificata”. Per rintracciare la prima norma italiana per il contenimento dei consumi negli edifici bisogna risalire al 1976 quando, con la Legge n. 373, si è cercato di correre ai ripari contro la crisi petrolifera che aveva fatto schizzare alle stelle il prezzo del petrolio. Da quel momento in poi è stata fatta molta strada.
A partire dall’inizio degli anni 2000, con la spinta del protocollo di Kyoto, l’Europa ha iniziato a formulare delle linee guida organiche con le Direttive sull’efficienza energetica e a quelle, più specifiche, chiamate EPBD (Energy Performance of Building Directive). Queste direttive sono state riprese a livello nazionale con un susseguirsi di Decreti che rappresentano, insieme al Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (Pniec) il riferimento italiano in materia di decarbonizzazione ed efficienza energetica negli edifici.
Una prima tappa significativa del percorso è del 2003, quando entra in vigore la prima versione dell'EPBD (direttiva 2002/91/CE), attuata dal Governo italiano con il D.lgs. 192/2005, che stabilisce dei requisiti minimi per il contenimento dei consumi degli edifici costruiti a partire dal 2006, definendo anche una prima certificazione energetica per il sistema edificio/impianto (l’Attestato di Certificazione Energetica).
Poi è la volta della Direttiva 2010/31/UE EPBD II, recepita dal D.L. 63/2013 (convertito in legge L. 03/08/2013 n. 90), che rende obbligatorio il nuovo APE (Attestato di Prestazione Energetica).
Nel 2015 arrivano i D.M. 26 giugno 2015: dal 1° ottobre di quell’anno sono in vigore le nuove regole sui requisiti minimi di prestazione energetica degli edifici e nuove metodologie di calcolo per la redazione dell’APE. Viene stabilito che a partire dal 1° gennaio 2021 (per la Pubblica Amministrazione già dal 1° gennaio 2019) i nuovi edifici e quelli sottoposti a ristrutturazioni importanti dovranno ridurre al minimo i consumi energetici (sono gli edifici NZeb, ossia a “energia quasi zero”). Ma già dal 1° gennaio 2018, (art. 11, allegato 3, D.Lgs n. 28/2011) è necessario soddisfare la quota minima del 50% di energie rinnovabili sul totale dell’energia utilizzata per il riscaldamento, l’acqua calda sanitaria e il raffrescamento estivo.
Il 9 luglio 2018, infine, è entrata in vigore la nuova direttiva EPBD III 2018/844, recepita a livello nazionale il 9 giugno scorso con il decreto legislativo n. 48/2020 che ha introdotto una serie di modifiche al D.lgs. 192/2005. Tra i nuovi requisiti compaiono l’adozione di sistemi di automazione e controllo e di colonnine di ricarica per i veicoli elettrici. Inoltre, si stabilisce che gli incentivi per l’efficientamento degli edifici debbano essere commisurati al risparmio energetico ottenuto: il Superbonus del 110% accoglie pienamente il principio, premiando proprio quegli interventi che assicurano il maggiore risparmio.
Dal 1 luglio del 2020 e fino al 2022 per gli interventi di riqualificazione energetica da parte di privati (per edifici unifamiliari e villette a schiera) e condomìni è possibile sfruttare l’opportunità davvero conveniente offerta dal nuovo Superbonus (per maggiori informazioni leggi qui): è la detrazione sull’imponibile Irpef del 110% delle spese effettuate, ripartita in 5 rate annuali di pari importo, che si può convertire in sconto immediato in fattura del 100% delle spese o in cessione del credito fiscale ad altri soggetti. Il Superbonus, però, è soggetto ad alcune importanti condizioni:
1) bisogna effettuare almeno uno di questi due interventi definiti “trainanti:2) bisogna ottenere un salto di due classi energetiche dell’edificio certificato attraverso la presentazione dell’Attestato di Prestazione Energetica (APE), sia prima dei lavori che in fase successiva.
Se ci sono entrambe queste condizioni, possono accedere alle condizioni del Superbonus anche questi altri interventi definiti “trainati”:
Per poter beneficiare del Superbonus 110% gli interventi devono rispettare i requisiti minimi previsti dal DM Requisiti di agosto 2020, in termini di caratteristiche prestazionali dei componenti e massimali di spesa.
L’accesso al Superbonus può rivelarsi più difficile del previsto, perché questa agevolazione pone dei “paletti” più stringenti rispetto alle altre detrazioni dedicate al risparmio energetico nelle abitazioni. Se non ci fossero le condizioni per accedere al maxi-sconto, o le tempistiche richieste per completare tutte le procedure burocratiche fossero troppo lunghe, vale la pena considerare le altre accattivanti opzioni che permettono in ogni caso di abbattere notevolmente le spese di una riqualificazione energetica:
Come abbiamo accennato in precedenza, al posto della detrazione fiscale sull’Irpef, sia nel caso di Superbonus 110%, sia dei più “conosciuti” Ecobonus e Bonus Ristrutturazioni è possibile è scegliere lo sconto in fattura. Significa che, l’installatore o l’elettricista che accettano tale modalità anticipano il rimborso direttamente come sconto immediato sul corrispettivo da pagare (il 100%, il 65% o il 50% a seconda dell’incentivo) in un’unica soluzione. L’installatore può recuperare la somma erogata acquisendo i crediti fiscali pertinenti all’intervento e cedendoli a un terzo soggetto (come una banca o l’azienda fornitrice dei materiali, che può accettare previa verifica di determinati requisiti e con la definizione di specifiche regole di gestione.
Viessmann, tramite la sua rete qualificata di progettisti e installatori certificati presenti in tutta Italia, offre agli utenti finali un servizio completo per garantire la realizzazione di lavori di efficientamento energetico sull’immobile a regola d'arte, con in più la tranquillità delle soluzioni per la cessione del credito o lo sconto in fattura sia per i casi di Superbonus 110%, sia per le Agevolazioni 65% o 50% (Ecobonus e Bonus Ristrutturazione).
La qualità dell’edilizia italiana sta lentamente migliorando e oggi sono sempre di più gli edifici appartenenti alle migliori classi di efficienza energetica, ma oltre il 60% del parco immobiliare nazionale appartiene ancora alle classi meno efficienti (F-G).
Ma cosa sono le classi di efficienza energetica degli edifici e quali vantaggi comporta una classe più alta? La classe energetica, riportata obbligatoriamente nell’APE, classifica un immobile in base alle prestazioni sul fronte dei consumi rispetto a un edificio di riferimento con caratteristiche simili dal punto di vista dell’involucro e degli impianti. Per assegnarla si utilizza un indice di prestazione energetica globale dell'edificio misurato in kWh/mq/anno (EPgl,nren) che indica la quantità di energia primaria non rinnovabile necessaria per raggiungere le condizioni di comfort per il riscaldamento invernale, la produzione di acqua calda sanitaria, il raffrescamento estivo e l’illuminazione. Oggi le classi energetiche sono 10: dalla A4, che è la più virtuosa, alla classe G, alla quale appartengono gli edifici più vecchi ed energivori.
Per aver un’idea delle differenze di prestazioni tra la testa e il fondo della “pagella” di efficienza, basti pensare che un edificio in classe A1 (tipicamente nuove costruzioni) ha un indice di prestazione energetica inferiore o uguale a 0,40, mentre con la classe G il valore è da 3,50 in su. Significa che tra una casa in classe A1 ed una in classe G le spese di riscaldamento, raffrescamento e acqua calda sanitaria possono ridursi anche dell’80-90%%. Oltre che garantire bassi consumi e basse emissioni di CO2, le abitazioni in classe A sono più confortevoli sia in estate che in inverno e sono inoltre caratterizzate da un valore di mercato più alto.
Alle 10 classi che abbiamo descritto se ne aggiunge in realtà un’altra, che allo stato attuale rappresenta il migliore edificio possibile sotto il profilo dell’efficienza: sono gli edifici NZeb (Nearly Zero Energy Building), che diverrà lo standard obbligatorio per le nuove costruzioni residenziali a partire dal 2021. Si tratta di edifici che, grazie alle caratteristiche costruttive, richiedono un apporto energetico davvero bassissimo (quasi nullo, appunto) e che alimentano il proprio piccolo fabbisogno con energia da fonti rinnovabili prodotta sul posto.
Il livello di efficienza energetica di un’abitazione si valuta soprattutto in funzione dei suoi consumi termici. Perché? Perché il riscaldamento costituisce in media due terzi del fabbisogno complessivo di una casa italiana (a volte di più), e perché è soprattutto qui che bisogna agire per ridurre l’utilizzo di fonti fossili che causano emissioni. Quando un impianto funziona dalle 8 alle 14 ore al giorno, il 75% dei costi energetici di una famiglia nei mesi freddi è legato al riscaldamento, aggiungendo anche la produzione di acqua calda sanitaria si può arrivare all’87% delle spese. In Italia sono in funzione ancora migliaia di impianti termici con più di 25 anni, apparecchi obsoleti, inefficienti e decisamente poco sostenibili. La sostituzione di queste caldaie con tecnologie più evolute potrebbe portare a un risparmio notevole di combustibile e di costi.
Ma quanto si risparmia rendendo più efficiente la propria abitazione? Una risposta univoca non c’è, perché il dato è fortemente influenzato da fattori poco misurabili come le abitudini di utilizzo degli apparecchi, ma i dati seguenti ci possono dare un’idea. Le simulazioni effettuate da una importante società immobiliare hanno calcolato il risparmio energetico medio su un campione di 463 unità immobiliari a partire dall’analisi dei documenti di progetto allegati nella domanda di richiesta per l’ottenimento del Superbonus: il fabbisogno energetico di partenza è risultato di 122,8 KWh/mq/anno, mentre quello di arrivo stimato è di 66,76 KWh/mq/anno, con un abbattimento del 43% e un salto di classe energetica in media di 2,6 punti. Il risparmio sulle emissioni di CO2 stimato è del 35%.
Come abbiamo visto, ci sono alcuni interventi che sono indispensabili per poter accedere alla detrazione del 110% prevista dal Superbonus. Si tratta delle azioni più efficaci nell’abbattimento del fabbisogno termico di un edificio e nella produzione efficiente della quantità di energia necessaria al raggiungimento del comfort ideale.
Isolamento dell’involucro edilizio
Una casa efficiente è prima di tutto una casa molto ben coibentata: pareti, coperture, solai devono essere protetti con appositi pannelli isolanti, facendo attenzione a eliminare la presenza di ponti termici, ossia le zone in cui si ha la maggiore dispersione del calore. Realizzando un cappotto termico esterno si riduce il fabbisogno energetico sia per il riscaldamento invernale che per il raffrescamento estivo e si innalza la classe energetica: si tratta di un intervento importante soprattutto per gli immobili con le classi più basse come la G e F, dove i risparmi energetici derivanti da questo intervento possono arrivare anche al 50% (se vuoi sapere come riqualificare un edificio in classe G leggi qui) .
Impianto di climatizzazione invernale
Nella sostituzione dell’impianto di riscaldamento, per individuare la migliore soluzione bisognerà fare attenzione non solamente alle caratteristiche dell’immobile in termini di involucro esistente, ma anche alla zona climatica.
Se è vero che gli interventi più efficaci per realizzare una casa a bassi consumi sono quelli “trainanti”, non sono da sottovalutare i risparmi e i benefici apportati dagli interventi “trainati”che possono accedere all’agevolazione del 110%, sempre se fatti in concomitanza con uno primi e se per l’immobile si garantisce un salto di due classi energetiche. Spesso, inoltre, solo integrando queste tecnologie si riesce a ottenere il doppio salto di classe energetica dell’APE. Ecco i principali interventi trainati agevolabili.
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