5 luglio 2021  |  a cura di Stefania Brentaroli  |  condividi con

Stiamo per essere soffocati dalla produzione di CO2?

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5 luglio 2021
News

A maggio di quest’anno si è registrato il record di anidride carbonica in atmosfera. È arrivato il momento di pensare concretamente a scelte sostenibili per salvare il Pianeta.

Le temperature medie aumentano, i ghiacci si sciolgono e non si sa con certezza per quanti decenni il nostro Pianeta sarà ancora “ospitale” per l’umanità. Anche il lockdown planetario causato dal Coronavirus non sembra aver portato l’unico beneficio che sembrava possibile, ossia quello ambientale. Lo confermano i dati mondiali sulle emissioni di CO2 dei primi mesi del 2021, che sono scoraggianti.
È risaputo che la concentrazione di anidride carbonica in atmosfera rappresenta un indicatore fondamentale per i rischi del cambiamento climatico e i suoi livelli di presenza nell’aria vanno guardati sul medio-lungo periodo; un evento circoscritto, dunque, non cambia la tendenza generale, proprio come un temporale non rende più fresca un’estate torrida.

40 miliardi di tonnellate di CO2 ogni anno

Cosa dicono concretamente in numeri? Secondo l’Osservatorio di Mauna Loa, nelle Hawaii, lo scorso maggio si è registrato il record assoluto della quantità di CO2 in atmosfera (419,13 parti per milione, ppm) da quando sono iniziate le osservazioni scientifiche, nel 1958. Esattamente nel maggio del 2020, le misurazioni si erano fermate a 417,9 ppm, un numero che segnava già un record storico. Dai dati non emerge che la pandemia da Coronavirus con la conseguente crisi economica abbia invertito la tendenza.

L’Osservatorio di Manua Loa effettua misurazioni che descrivono bene la situazione dell’atmosfera dell’emisfero boreale, non essendo influenzato dalla presenza di inquinamento locale né dalla concentrazione di vegetazione.

La Noaa, l’Agenzia oceanografica e meteorologica statunitense, sottolinea sul suo sito che i valori attuali della CO2 sono il doppio di quelli pre-industriali, alla fine del 18° secolo: è come se riversassimo 40 miliardi di tonnellate di anidride carbonica nell’aria ogni anno. In pratica, negli ultimi 30 anni si è registrato lo stesso aumento visto nei 200 precedenti.

«È una montagna di carbonio che tiriamo fuori dalla Terra, bruciamo e rilasciamo in atmosfera come CO2, anno dopo anno - affermano i ricercatori -. Se vogliamo evitare un cambiamento climatico catastrofico, la massima priorità deve essere ridurre a zero l'inquinamento da CO2 il prima possibile».

Ci ritroviamo oggi in una situazione simile a quella del Pliocene, tra 4,1 e 4,5 milioni di anni fa, quando la concentrazione di anidride carbonica era di circa 400 ppm, la temperatura era superiore di 4° C e il livello del mare era più alto di quasi 24 metri. Condizioni che difficilmente potrebbero conciliarsi con la presenza di 8 miliardi di esseri umani sulla terra.

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Anche in Italia l’inquinamento torna a crescere

L’Italia non fa eccezione alla situazione mondiale e l’inversione di tendenza, rispetto al calo delle emissioni causato dal lockdown, è già in corso. L’Ispra prevede per il 2021 un incremento di emissioni di gas serra dello 0,3%, in seguito alla ripresa delle attività economiche, quindi, all’aumento dei consumi energetici e a quelli legati ai trasporti. Se è vero che il Pil e i consumi energetici cresceranno probabilmente più delle emissioni, a testimonianza di una maggiore propensione all’efficienza energetica, è anche vero che questo non basta per azzerare, come si vorrebbe, la quantità di anidride carbonica generata dalle attività umane entro il 2050.
In particolare, Ispra stima che i maggiori incrementi di gas serra arriveranno quest’anno dall’industria e dal riscaldamento degli edifici, sui quali bisognerebbe quindi agire con maggiore convinzione. 

Servono modifiche strutturali, tecnologiche e comportamentali che riducano al minimo le emissioni di gas serra nel medio e lungo periodo, dice l’Ispra. La responsabilità, dunque, è di tutti: dai governi ai produttori di tecnologie a noi singoli cittadini: è arrivato davvero il momento di cambiare le nostre scelte di acquisto e le nostre abitudini quotidiane.

Una speranza in questo senso viene dalla transizione energetica, non solo verso l'energia elettrica, ad esempio con l'installazione di pannelli fotovoltaici, ma anche su forme di riscaldamento convenienti e sicure come l'idrogeno, su cui Viessmann e i suoi principali esperti di sviluppo stanno già lavorando sia in termini di accessibilità che di sicurezza energetica.

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