Se l’impianto fotovoltaico è vecchio, si può valutare un intervento di revamping con l’installazione di nuovi moduli e componenti che aumentano potenza e produzione
Indice:
- Combattere il degrado e sfruttare l’innovazione tecnologica
- La differenza tra revamping e repowering
- Cosa prevede il revamping
- Cosa prevede il repowering
- I vantaggi del repowering
- Quanto costa il repowering di un impianto fotovoltaico
- Le procedure da espletare per revamping e repowering
Combattere il degrado e sfruttare l’innovazione tecnologica
I componenti con cui sono realizzati tutti gli impianti sono soggetti a usura e nel tempo si verifica una diminuzione delle prestazioni, oppure veri e propri malfunzionamenti e rotture. Si tratta di un degrado “fisiologico” che normalmente viene risolto in fase di manutenzione con la sostituzione dei componenti deteriorati.
Nel caso delle energie rinnovabili, però, c’è un altro fattore che rende ancora più conveniente intervenire per “svecchiare” gli impianti: il rapido progresso tecnologico che ha aumentato notevolmente le prestazioni, come è successo con i pannelli fotovoltaici.
Per questo motivo chi possiede un impianto fotovoltaico un po’ vecchio, installato magari 15 anni fa, dovrebbe prendere in considerazione l’opportunità di effettuare interventi di repowering o di revamping, che consistono nella sostituzione di moduli e componenti vecchi e inefficienti con tecnologie più caratterizzate da una migliore efficienza e prestazioni più elevate.
La differenza tra revamping e repowering
I termini repowering e revamping sono utilizzati spesso come sinonimi. In entrambi i casi, si tratta di interventi che permettono di ottimizzare l’efficienza e migliorare le prestazioni di un impianto a fonti rinnovabili, ma tecnicamente indicano operazioni diverse.
Il repowering (derivato dalla parola inglese power, quindi “energia” o “potenza”) comporta un aumento della potenza nominale di un impianto, ad esempio attraverso l’aggiunta di nuovi moduli fotovoltaici.
Il revamping, che deriva dalla parola inglese revamp, ossia rinnovamento o ammodernamento, consente invece di riportare un impianto al suo rendimento iniziale, ma non prevede un incremento della potenza, anche se le modifiche comportano comunque un aumento delle prestazioni.
Cosa prevede il revamping
Il revamping fotovoltaico si effettua su impianti vecchi che presentano inefficienze e difetti causati, ad esempio, da un calo fisiologico del rendimento dei moduli oppure da problemi di tipo ambientale. L’intervento può prevedere:
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la sostituzione dell’inverter;
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la sostituzione di uno o più moduli fotovoltaici danneggiati;
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rinnovamento di strutture, cablaggi e quadri elettrici.
La sostituzione dell’inverter, in particolare, è una delle operazioni più comuni in ambito residenziale, perché questo componente ha un ciclo di vita più breve rispetto a quello dei pannelli (circa 10 anni contro 25 anni).
Cosa prevede il repowering
Con il repowering fotovoltaico vengono introdotti o aggiunti componenti tecnologicamente più evoluti, per realizzare il potenziamento di un impianto e, dunque, aumentare la sua produzione annua. L’intervento può prevedere:
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la sostituzione di moduli fotovoltaici con modelli più potenti di ultima generazione (ad esempio i moduli bifacciali);
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l’installazione di sistemi per l’accumulo elettrico;
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l’installazione di ottimizzatori di potenza per diminuire le perdite di produzione causate da una esposizione non ottimale dei pannelli;
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l’installazione di sistemi a inseguimento solare;
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l’installazione di sistemi di controllo e monitoraggio avanzati.
I vantaggi del repowering fotovoltaico
Il repowering fotovoltaico permette, come abbiamo visto, di aumentare la potenza installata di un impianto e questo comporta un immediato incremento di producibilità di energia elettrica rinnovabile e gratuita.
Significa, prima di tutto, che si può aumentare la quota di autoconsumo (se il fabbisogno lo consente) innalzando conseguentemente il risparmio sulle bollette con un importante beneficio sul ritorno economico dell’investimento che può essere ammortizzato più in fretta.
Se si pensa che nel 2006 il rendimento medio dei pannelli era inferiore al 15% e ora, con i moduli bifacciali, siamo arrivati al 25%, si comprende facilmente come grazie al repowering la produzione di energia pulita da fotovoltaico possa incrementare senza dover occupare nuove superfici sui tetti o sui terreni.
Quanto costa il repowering di un impianto fotovoltaico
Il costo del repowering fotovoltaico è generalmente superiore a quello di una manutenzione che prevede il revamping. Entrambi i costi possono comunque variare significativamente a seconda della dimensione dell’impianto, dei componenti che vengono sostituiti e della possibilità o meno di mantenere le strutture di fissaggio.
Inoltre, se l’aumento della potenza nominale è fino al 5% (1% per gli impianti sopra i 20 kW) è consentito il mantenimento della tariffa incentivante già esistente (Conto Energia) anche per la quota di potenza aggiuntiva. In ogni caso, per la potenza aggiunta che oltrepassa tali soglie, è possibile accedere al regime del Ritiro Dedicato.
Le procedure da espletare per revamping e repowering
Qualsiasi intervento su un impianto fotovoltaico deve essere valutato ed effettuato da professionisti esperti, anche perché esistono precise pratiche burocratiche espletare.
In particolare, per gli impianti di potenza fino a 3 kW, il GSE non prevede obblighi di comunicazione, fatta eccezione per l'installazione di sistemi di accumulo, per la sostituzione o rimozione dei moduli e per gli interventi che dovessero avere effetto sulle tariffe incentivanti.
Inoltre, esistono interventi “non significativi” per i quali non è previsto l'invio di comunicazioni al GSE, tra questi:
- l’installazione di ottimizzatori o di sistemi ad inseguimento solare
- gli interventi sulle strutture di sostegno
- gli interventi di potenziamento degli impianti non incentivati
La sostituzione dei moduli, l’installazione di sistemi di accumulo o la sostituzione degli inverter su impianti che beneficiano di maggiorazioni tariffarie connesse a componentistica made in EU, invece, sono operazioni che richiedono la comunicazione al GSE.