4 giugno 2025  |  a cura di Francesco Zaramella  |  condividi con

Il Ritiro dedicato sostituisce lo Scambio sul posto

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4 giugno 2025
Fotovoltaico, News

Gli impianti fotovoltaici entrati in esercizio dopo il 29 maggio non potranno più accedere allo Scambio sul posto. Per tutti, dopo 15 anni di SSP è previsto il passaggio al Ritiro Dedicato.

Indice:

  1. Cosa succede all’elettricità prodotta dal fotovoltaico e non consumata?
  2. Cos'è il Ritiro dedicato?
  3. Quale differenza c'è tra il Ritiro Dedicato e lo Scambio sul Posto?
  4. Quando finisce lo Scambio sul posto?
  5. Cosa succede agli impianti esistenti?
  6. Quali alternative ci sono per gli impianti attivati dopo il 29 maggio?
  7. Come si accede al Ritiro dedicato?
  8. Quanto viene pagata l’energia con il Ritiro dedicato?
  9. Il Ritiro dedicato è più o meno conveniente?
  10. Ritiro dedicato con prezzo zonale orario o prezzo minimo garantito?

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Cosa succede all’elettricità prodotta dal fotovoltaico e non consumata?

Generalmente non tutta l’elettricità prodotta da un impianto fotovoltaico può essere auto-consumata, perché nelle ore diurne di massima produzione c’è quasi sempre una quantità prodotta “in eccesso” dai pannelli. Anche se si installa un sistema di accumulo elettrico per consumare in un secondo momento l’energia prodotta in eccesso, molto difficilmente è possibile arrivare a un consumo del 100%.

Cosa succede all’elettricità che non viene utilizzata?
Viene immessa nella rete pubblica e remunerata con un certo valore economico dal GSE (Gestore Servizi Energetici). Fino a oggi esistevano due modalità diverse per il ritiro e la remunerazione dell’elettricità (Scambio sul posto, o SSP, e il Ritiro dedicato, o RID), ma d’ora i poi per i nuovi impianti è possibile utilizzare solamente il Ritiro dedicato.

Anche per gli impianti fotovoltaici già in funzione è previsto nel tempo il passaggio dallo Scambio sul posto al Ritiro dedicato, come spieghiamo più avanti.

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Cos'è il Ritiro dedicato?

Il Ritiro Dedicato (RID) è un servizio erogato dal Gestore dei Servizi Energetici che permette ai produttori di elettricità da fonti rinnovabili e non rinnovabili di ricevere una remunerazione per i chilowattora di energia elettrica immessa in rete. In pratica, il GSE funge da acquirente e intermediario tra produttori e mercato, semplificando le procedure rispetto alla vendita diretta dell’elettricità sulla Borsa elettrica.

Gli impianti possono essere anche molto grandi:

  • potenza illimitata per impianti alimentati da fonte eolica, solare, geotermica, del moto ondoso, maremotrice e idraulica ad acqua fluente;

  • potenza uguale o superiore a 10 MW per impianti alimentati da fonti rinnovabili diverse da quelle precedenti;

  • potenza inferiore a 10 MW per impianti alimentati da fonti rinnovabili e non rinnovabili.

Ai ricavi ottenuti con la commercializzazione dell’energia ceduta e ritirata dal GSE possono aggiungersi gli incentivi di cui gode l’impianto  (ad esempio il Bonus Fotovoltaico o Bonus ristrutturazioni), ad esclusione degli incentivi in forma di Tariffa omnicomprensiva (come i vecchi incentivi del Conto energia). Trattandosi di una vendita di energia elettrica, i ricavi derivanti dal Ritiro dedicato sono considerati un reddito e devono essere inseriti nella dichiarazione dei redditi.

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Quale differenza c'è tra il Ritiro Dedicato e lo Scambio sul Posto?

Sintetizziamo ora la differenza tra le due modalità di remunerazione dell'energia prodotta in eccesso da un impianto fotovoltaico.

Abbiamo visto che il Ritiro dedicato è una vera e propria vendita al GSE dell'energia elettrica in eccesso e il proprietario dell'impianto diventa un venditore.

Il meccanismo di Scambio Sul Posto funziona (o meglio funzionava), invece, in modo diverso:

  • È utilizzabile (per chi ne ha ancora diritto) per gli impianti alimentati da fonti rinnovabili e per la Cogenerazione ad Alto Rendimento fino a 200 kW di potenza (è escluso per i soggetti che hanno usufruito del Superbonus 110) e la maggior parte degli impianti residenziali ha sempre usufruito di questa modalità per cedere in rete l'elettricità in eccesso;
  • Prevede una compensazione economica parziale tra l’elettricità prodotta in esubero dall’impianto fotovoltaico e ceduta in rete (cioè non auto-consumata) e quella prelevata dalla rete in un momento differente, quando l’impianto non produce abbastanza;
  • Tutta l’energia prelevata dalla rete viene comunque pagata al proprio fornitore in bolletta, ma successivamente si ottiene dal GSE un rimborso chiamato “contributo in conto scambio” che rimborsa il valore di quella quota di energia prelevata che è “coperto” dal valore della quota di energia immessa, con una rata di acconto e una di conguaglio a fine anno. A questo reintegro viene aggiunto il rimborso di una parte di costi fissi calcolati sull'energia scambiata.

Il contributo economico che si riceve per ogni kWh immesso in rete a compensazione dell’energia prelevata è più basso del costo del kWh pagato al proprio fornitore, ed è per questo che si parla di rimborso “parziale”. Nel 2025, la remunerazione pagata dal GSE in conto scambio era di circa 0,16 euro/KWh.

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Quando finisce lo Scambio sul posto?

Il meccanismo dello Scambio sul posto di fatto non è più disponibile per l'installazione di un nuovo impianto fotovoltaico: era ancora disponibile solo per gli impianti entrati in esercizio entro il 29 maggio 2025 e l’ultima data utile per presentare una richiesta di accesso è il 26 settembre.

Da tempo si sapeva che questo regime era destinato a cessare, in particolare dal D.Lgs 199/2021, articolo 9, che ha sancito tra le altre cose la sua soppressione. In seguito, sono arrivati il Decreto ministeriale del 30 dicembre 2024 entrato in vigore il 28 febbraio 2025 e la successiva delibera 78/2025 dell’Arera (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) del 4 marzo scorso che ha definito le date di cessazione.

Un successivo provvedimento della stessa Arera regolerà in maniera più dettagliata il completamento del graduale superamento del meccanismo e provvederà inoltre a una semplificazione per il Ritiro Dedicato.

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Cosa succede agli impianti esistenti?

Chi sta progettando un nuovo impianto, come abbiamo spiegato, dal 29 maggio non può più accedere allo Scambio sul posto.

Anche per quanto riguarda gli impianti esistenti che attualmente sfruttano il regime di SSP, è previsto un graduale abbandono.

Il limite è quello dei 15 anni di contratto con il GSE: molti proprietari che avevano già superato i 15 anni il 31 dicembre scorso sono già stati trasferiti automaticamente al Ritiro Dedicato a partire dal 1° gennaio di quest’anno.

I contratti con il GSE per il regime di SSP attivati da meno di 15 anni, invece, continueranno a essere validi fino al raggiungimento di tale soglia, dopodiché non potranno essere più rinnovati. Per vedersi remunerare l’elettricità ceduta in rete si dovrà quindi passare al Ritiro dedicato.

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Quali alternative ci sono per gli impianti attivati dopo il 29 maggio?

Se decidi ora di installare un impianto fotovoltaico per la sua casa, la prima cosa che devi valutare per massimizzare la redditività del tuo impianto è quella di aumentare il più possibile l’autoconsumo dell’energia prodotta per ridurre la quantità di elettricità immessa in rete.

Potenziare l'autoconsumo, ad esempio concentrando il fabbisogno elettrico nelle ore di sole, permette di incrementare il guadagno perché le bollette si abbassano in modo proporzionale alla quantità di elettricità auto-consumata. Normalmente l’autoconsumo arriva a una quota del 30% circa, ma installando anche un sistema di accumulo elettrico correttamente dimensionato, si possono raggiungere percentuali superiori all’80%.

Per la quota di elettricità che non potrai consumare e dovrai immettere in rete, devi sottoscrivere con il GSE un contratto di Ritiro dedicato.

Un’alternativa all’installazione del proprio impianto con accesso al Ritiro Dedicato è decidere di aderire a una CER (Comunità energetica rinnovabile) che permette di accedere a incentivi specifici per l’elettricità auto-prodotta, condivisa e auto-consumata.

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Come si accede al Ritiro dedicato?

Per accedere al Ritiro dedicato (RID) bisogna attivare un contratto specifico con il GSE che ha durata di un anno, rinnovabile tacitamente. La richiesta al GSE va inoltrata entro 60 giorni dall'entrata in esercizio dell'impianto.  

Le modalità sono due:

  1. iter semplificato tramite il Modello Unico, con cui il servizio viene richiesto insieme alla domanda di connessione al gestore della rete;
  2. in alternativa, iter standard, che prevede l’invio della richiesta del servizio al GSE riportando tutti i dati dell’impianto.

Il recesso dal contratto da parte del produttore di energia può avvenire in qualsiasi momento, anche in questo caso bisogna inviare una disdetta al GSE con 60 giorni di anticipo.

Quanto viene pagata l’energia con il Ritiro dedicato?

Il prezzo di ritiro dell'energia elettrica da parte del GSE, che si occupa di pagare mensilmente al produttore ogni kWh immesso in rete, è pari al prezzo zonale orario, ossia il prezzo che si forma sul mercato elettrico che varia in base all'ora nella quale l'energia viene immessa in rete e alla zona di mercato in cui si trova l'impianto. 

In alternativa al prezzo zonale orario, esiste anche la possibilità di richiedere i Prezzi minimi garantiti (PMG) stabiliti annualmente dall’Autorità per l’Energia, che mettono al riparo dalle fluttuazioni di prezzo che avvengono sulla Borsa elettrica offrendo maggiore certezza sull’entità dei ricavi.

È possibile richiedere il PMG per impianti:

  • a fonte rinnovabile, non incentivato con altri meccanismi che remunerano l'energia prodotta, di potenza fino a 1 MW;

  • impianti fotovoltaici incentivati di potenza fino a 100 kW;

  • idroelettrico, incentivato, di potenza efficiente fino a 500 kW.

I prezzi minimi garantiti per il Ritiro dedicato variano a seconda della fonte di energia che alimenta l’impianto. Per gli impianti fotovoltaici, nel 2025 il prezzo minimo garantito in Ritiro dedicato è pari a 46,4 euro/MWh (0,046 euro/KWh).

Come per il SSP, anche nel caso del Ritiro Dedicato dal 2015 è prevista una tariffa da corrispondere al GSE per gli oneri di gestione, verifica e controllo, differenziata per fonte di alimentazione e calcolata sulla base della potenza dell'impianto.

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Il Ritiro dedicato è più o meno conveniente?

Con il Ritiro dedicato l’energia elettrica immessa in rete viene pagata di meno rispetto a quanto remunera lo SSP.

In generale, lo SSP è conveniente con una quantità di energia elettrica prelevata dalla rete simile a quella immessa (perché viene remunerata la parte “compensata”) e questo è il caso tipico degli impianti fotovoltaici residenziali. 

Il Ritiro dedicato, invece, è più indicato per impianti di grandi dimensioni che producono molta energia con un autoconsumo minimo (quindi con una quota ininfluente di energia scambiata), come i grandi impianti commerciali nati con lo scopo di vendere l’elettricità.

Risulta evidente, quindi, che per gli impianti residenziali l’installazione di un sistema di accumulo è oggi ancora più conveniente perché permette di massimizzare l’auto-consumo e ridurre la quantità di elettricità ceduta in rete.

Ritiro dedicato con prezzo zonale orario o prezzo minimo garantito?

Il servizio di Ritiro dedicato con prezzo zonale orario è conveniente se gli impianti producono molta energia nelle ore in cui il prezzo di mercato è alto. È indicato, quindi, se si ha la possibilità di monitorare i prezzi (come gli operatori energetici) e se si ha la certezza di produrre energia ed effettuare la cessione in determinate fasce temporali. Si corre il rischio, tuttavia, di subire l’andamento imprevedibile del mercato nelle diverse ore.

I prezzi minimi garantiti, per contro, sono l’opzione più indicata nell'ambito del Ritiro dedicato per chi preferisce avere certezza sull’entità della remunerazione dell’energia ceduta in rete.

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