Ecco perché la tecnologia delle caldaie a condensazione permette di risparmiare sui consumi di gas per il riscaldamento e l'acqua calda sanitaria, con alcuni esempi pratici.
Indice:
- Risparmio e sostenibilità: i vantaggi di una caldaia a condensazione
- Come funzionano le caldaie a condensazione
- Da cosa dipendono l’efficienza e il risparmio
- La temperatura di mandata dell’impianto
- La temperatura di ritorno ideale per una caldaia a condensazione
- Il funzionamento a temperatura scorrevole
- La regolazione climatica
- I terminali a bassa temperatura
- Quanto gas consuma una caldaia a condensazione?
- Esempi di risparmi economici in bolletta con una caldaia a condensazione
- Abbatti i costi di acquisto della caldaia con un finanziamento a rate
Risparmio e sostenibilità: i vantaggi di una caldaia a condensazione
Rispetto alle caldaie tradizionali, le caldaie a condensazione permettono di risparmiare sui consumi di gas per il riscaldamento e la produzione di acqua calda sanitaria e di abbassare, quindi, il peso delle bollette, in particolare quelle invernali.
Si tratta di soluzioni più efficienti e con un minore impatto ambientale, grazie alla riduzione delle emissioni di gas serra e di altri inquinanti come gli ossidi di azoto. Per questo motivo, dal 2015 le caldaie a condensazione sono obbligatorie nelle sostituzioni.
Questi generatori, inoltre, si possono installare in qualsiasi abitazione, occupano poco spazio e possono utilizzare tutti i tipi di terminali (anche i radiatori esistenti) e, non a caso, sono spesso la scelta preferita quando si deve sostituire una vecchia caldaia nel settore residenziale.
Ma quanto si risparmia con una caldaia a condensazione?
Dipende. A seconda dell’edificio (se isolato o meno), della regolazione impostata e dei terminali presenti, i consumi diminuiscono in modo diverso, orientativamente dal 10-15% fino al 25-30%.
Come funzionano le caldaie a condensazione
Nelle vecchie caldaie tradizionali, i fumi di scarico generati dalla combustione vengono espulsi dalla canna fumaria ancora caldi e questo calore viene sprecato. Con la tecnologia della condensazione, invece, parte di questo calore viene recuperato e ceduto all’acqua dell’impianto. Questo comporta un minore lavoro da parte della caldaia per innalzare la temperatura dell’acqua e, dunque, un minore consumo di gas a parità di risultato.
Il processo avviene grazie al raffreddamento dei fumi fino al punto di rugiada, che determina la condensazione del vapore acqueo contenuto nei fumi stessi. In questa fase si recupera una parte di energia termica (definita latente) che viene trasferita all’acqua dell’impianto.
Rispetto al rendimento tipico dell’85% di un vecchio modello di caldaia, le caldaie a condensazione arrivano a valori vicini al 98% (significa che sono in grado di trasformare in calore quasi tutta l’energia contenuta nel combustibile), per questo motivo appartengono alla classe A di efficienza energetica, che diventa A+ se il sistema è abbinato a termoregolazioni evolute divise in classi V, VI e VIII.
Da cosa dipendono l’efficienza e il risparmio
Come abbiamo visto, i risparmi che si possono ottenere sui consumi di gas grazie a una caldaia a condensazione variano in media dal 10% al 30%. Tutto dipende dal tipo di edificio, dai terminali di riscaldamento utilizzati, dai dispositivi di termoregolazione presenti e, di conseguenza, da come la caldaia viene regolata.
Per ottenere il massimo del risparmio, l’edificio deve prevedere un livello minimo di isolamento e l’apparecchio deve poter funzionare a basse temperature. I terminali di distribuzione del calore come i sistemi radianti a pavimento o i ventilconvettori sono le soluzioni ideali. Meglio se si utilizzano sistemi di termoregolazione evoluta per adattare il funzionamento della caldaia alle effettive esigenze di riscaldamento. Vediamo perché questi fattori sono importanti.
La temperatura di mandata dell’impianto
La temperatura di mandata degli impianti di riscaldamento corrisponde ai gradi dell’acqua di caldaia e viene impostata quando viene acceso l’impianto (può essere variata dall’utente).
Di norma, con una regolazione a temperatura costante si impostano circa 65/70°C (a volte anche fino a 80°C) quando l'edificio non è isolato e sono presenti i termosifoni, mentre con abitazioni riqualificate può bastare una temperatura di mandata inferiore, compatibile anche con i sistemi radianti a pavimento o i ventilconvettori. L’isolamento dell’involucro edilizio riduce le dispersioni e favorisce il risparmio per il riscaldamento.
La temperatura di ritorno ideale per una caldaia a condensazione
Dopo essere stata riscaldata dal generatore di calore, l’acqua di mandata viene convogliata fino ai terminali di riscaldamento, dove cede parte del calore contenuto, prima di ritornare al punto di partenza e ricominciare il ciclo.
L’acqua di ritorno alla caldaia, più fredda di quella di mandata, viene utilizzata per raffreddare i fumi di scarico per farli arrivare al punto di condensazione. Affinché questo processo funzioni correttamente, le temperature di ritorno devono essere le più basse possibili.
Con il gas metano e una combustione corretta, il valore del punto di rugiada dei gas si attesta intorno ai 55°C. Anche un impianto a radiatori permette di utilizzare i vantaggi della condensazione (è sufficiente una temperatura di ritorno inferiore ai 55°C), anche se il vantaggio maggiore si ottiene con sistemi di riscaldamento radianti a pavimento, che funzionano con acqua di ritorno a circa 30°C.
Il funzionamento a temperatura scorrevole
Oggi gli impianti moderni dotati di caldaie a condensazione o pompe di calore non funzionano a temperatura fissa, ma scorrevole, ossia varia la temperatura dell’acqua di mandata a seconda di determinati fattori, evitando di scaldare l’acqua inutilmente più del necessario.
Il funzionamento si basa sulla presenza di termostati d’ambiente intelligenti, modulanti, che fanno variare la temperatura di mandata della caldaia in funzione della differenza tra la temperatura ambiente impostata e quella reale. Questo consente di mantenere la temperatura della caldaia il più bassa possibile.
La regolazione climatica
Un'altra soluzione è abbinare una sonda esterna alla regolazione della caldaia. Questo tipo di regolazione si chiama climatica e funziona in questo modo: al diminuire della temperatura esterna, aumenta la temperatura dell'acqua di mandata e viceversa. Così nelle giornate invernali più miti la caldaia non riscalda l’acqua più del necessario.
Per ottenere la giusta temperatura dell’acqua si utilizzano le “curve di compensazione climatiche” o “curve di riscaldamento”, che associano a una temperatura esterna una temperatura di mandata.
In sintesi, la termoregolazione climatica permette di mantenere il comfort in ambiente lavorando con le più basse temperature di mandata possibili, in funzione della temperatura esterna.
I terminali a bassa temperatura
I terminali di riscaldamento che permettono di far funzionare la caldaia con basse temperature dell’acqua sono sostanzialmente due: i sistemi radianti e i ventilconvettori.
Nei sistemi radianti a pavimento, la trasmissione del calore avviene per irraggiamento, dal basso verso l'alto, con l'acqua riscaldata dalla caldaia che circola in serpentine inserite nel massetto del pavimento.
Il fatto che l’intero pavimento di casa diventi una superficie radiante, permette di mantenere bassa la temperatura di mandata, attorno ai 30-35°C, e avere il comfort desiderato in ambiente.
Anche i ventilconvettori e i fan coil permettono di utilizzare acqua a bassa temperatura (attorno ai 45/50°C) e riscaldano direttamente l’aria degli ambienti “spingendola” con un ventilatore, attraverso lo scambiatore integrato al proprio interno. Hanno all’incirca le stesse dimensioni dei termosifoni e si possono installare a parete o incassati.
È importante segnalare che anche i termosifoni possono funzionare a temperature inferiori a 65/70°C garantendo comunque un adeguato livello di benessere, specialmente negli edifici un po’ “datati” che possono presentare un sovradimensionamento degli elementi e garantire la condensazione dei fumi di scarico.
Quanto gas consuma una caldaia a condensazione?
Una caldaia a condensazione da 24 kW, sufficiente per riscaldare un’abitazione di 100-150 metri quadri, consuma alla massima potenza 24 kWh in un’ora, che corrispondono a circa 2,25 metri cubi di gas metano. Tuttavia, il sistema non funziona sempre alla massima potenza e di conseguenza si può stimare un consumo reale compreso tra 0,20 e 1,24 metri cubi di gas per ogni ora di funzionamento. Questo, in altre parole, significa che per un'intera giornata si può arrivare a un consumo compreso tra 1,6 e 10 metri cubi di gas, considerando otto ore di accensione del riscaldamento.
Come abbiamo visto, i consumi di gas dipendono dal tipo di edificio (ossia da quanto calore disperde), dalla regolazione impostata, dai terminali presenti e, soprattutto, dalle condizioni di temperatura esterna che variano in continuazione, anche durante la stessa giornata. Per questi motivi un “bilancio” sui consumi di gas va sempre fatto sull’intero anno: i dati statistici a questo proposito indicano che una famiglia media italiana consuma circa 1.400 metri cubi di gas all’anno, tra riscaldamento e acqua calda sanitaria.
L’esborso economico in bolletta varia ovviamente a seconda di quanto si paga al proprio fornitore un metro cubo di gas. Qui sotto vediamo qualche esempio.
Esempi di risparmi economici in bolletta con una caldaia a condensazione
Prendiamo ad esempio un appartamento di 120 metri quadri in condominio a Milano (zona climatica E) situato in un piano intermedio, costruito nel 1980 (con isolamento standard) e dotato di caldaia tradizionale con radiatori e termostato di zona.
La situazione di partenza è quella di un’abitazione in classe F con prestazioni energetiche abbastanza scarse e un consumo di 998 Nm3 (normal metri cubi) di gas per il riscaldamento e 227 Nm3 per l’acqua calda sanitaria (ACS). Considerando un costo del gas, al lordo di oneri e tasse, pari a 1,2 euro/Smc, la spesa complessiva è di 1.470 euro l'anno.
Installando una caldaia a condensazione, per esempio una Vitodens 100-E per installazione universale, i consumi per il riscaldamento diminuiscono a 858 Nm3, quelli per l’ACS a 195 Nm3 (circa il 14% in meno) e la spesa annua complessiva scende a 1.264 euro/anno. Quindi un risparmio di circa 205 euro annui.
Questo senza considerare interventi sull’involucro (ad esempio gli infissi) né la sostituzione dei radiatori né l’installazione di sistemi di termoregolazione evoluti. Realizzando anche queste modifiche, il risparmio può essere decisamente superiore.
Ora facciamo un esempio diverso. Siamo sempre nella zona di Milano, ma questa volta l’abitazione è una casa monofamiliare di 250 metri quadri di superficie disposti su 2 piani, anch’essa costruita nei primi anni 80, dotata di caldaia tradizionale a gas e radiatori, e che non ha mai ricevuto interventi di ristrutturazione. La classe di efficienza energetica è la peggiore: la G.
I consumi per il riscaldamento sono pari a 5.300 Nm3, mentre quelli per l’ACS sono stimati in 345 Nm3, il tutto per una spesa annua totale di ben 6.784 euro (sempre con un costo lordo del gas di 1,2 euro/Smc). Sostituendo solamente la vecchia caldaia con una a condensazione come il modello compatto Vitodens 111-F, i consumi per il riscaldamento e l’acqua calda sanitaria diminuiscono, rispettivamente a 4.565 e a 297 Nm3, con una riduzione complessiva del 14% circa. La spesa annuale per il gas scende a poco più di 5.800 euro l’anno, con un risparmio di circa 950 euro per anno.
Installando anche dei pannelli solari termici, i consumi di acqua calda sanitaria scendono a soli 119 Nm3 l’anno, con un risparmio di ulteriori 200 euro in bolletta. In questo caso, il risparmio maggiore si può ottenere aggiungendo anche un intervento di miglioramento dell’involucro dell’edificio, installando il cappotto termico e infissi ad alta tenuta: circa 3.500 euro in meno nella bolletta annuale, grazie alla diminuzione del fabbisogno energetico generale.
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