13 aprile 2023  |  a cura di Alberto Villa  |  condividi con

Caldaie a gas stop: ecco quando sarà

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13 aprile 2023
News, Risparmio ed Efficienza energetica, caldaia a condensazione

Eliminazione progressiva per il riscaldamento a fonti fossili, obbligo riqualificazione per gli edifici energivori e nuove costruzioni a energia zero. Ecco la nuova Direttiva EPBD.

Indice:

  1. Arriva la nuova Direttiva sull’efficienza degli edifici
  2. Il contesto della direttiva case green
  3. Quando sarà lo stop
  4. Basta incentivi per le caldaie a gas
  5. Cosa sostituirà le caldaie a gas?
  6. Le altre novità della Direttiva UE
  7. Il problema della classificazione energetica
  8. Edifici coinvolti dalle riqualificazioni
  9. Gli edifici esonerati

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Arriva la nuova Direttiva sull’efficienza degli edifici

Con la nuova proposta di Direttiva europea sull’efficienza energetica degli edifici (EPBD, Energy Performance of Building Directive) approvata dal Parlamento UE il 14 marzo 2023, l’Europa alza l’asticella sull’efficienza e decarbonizzazione degli edifici.

Approfondimento: Transizione energetica, passa da qui il futuro della Terra

L’Iter per l’approvazione è iniziato nel dicembre 2021 e si concluderà tra qualche mese, dopo la trattativa con i singoli Stati membri e l’approvazione definitiva del testo (che potrebbe essere quindi modificato) dal Parlamento. Una volta entrata in vigore, la Direttiva dovrà essere recepita entro due anni da ogni Stato con specifiche disposizioni legislative.

Il cammino, insomma, è ancora lungo, ma le novità introdotte hanno già creato qualche scompiglio, come quella che riguarda i sistemi di riscaldamento a combustibili fossili come il gas.

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Il contesto

La nuova “Direttiva Case Green”, come spesso viene chiamata, si inquadra nell’obiettivo generale di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra del 55% entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990, al fine di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Per raggiungere questo traguardo sarà necessario ristrutturare gli edifici meno efficienti sotto il profilo energetico e procedere verso un abbandono dei sistemi di riscaldamento a gas e a combustibili fossili in generale.

Approfondimento: Crisi energetica, dalle cause alle soluzioni per uscirne

 

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Caldaia a gas: quando non sarà più possibile installarla

Il piano RepowerEu, varato per rispondere alla crisi degli approvvigionamenti dalla Russia, suggeriva (non imponeva) che entro il 2029 dovesse essere sospesa la vendita delle caldaie a gas.

La proposta della nuova Direttiva EPBD (che, ricordiamo, non è definitiva), include, invece, due raccomandazioni distinte. Per quanto riguarda l’installazione di nuovi impianti:

  1. Gli Stati membri non devono più autorizzare l’utilizzo caldaie a combustibili fossili nei nuovi edifici o in quelli sottoposti a ristrutturazioni importanti dalla data di recepimento della Direttiva;
  2. Devono eliminarne gradualmente l’uso in tutti gli edifici entro il 2035 o, se non fattibile, entro il 2040.

salto di classe energetica in un’abitazione in classe G

La caldaie che si salvano

Dalla scure della Direttiva EPBD si “salvano” i sistemi ibridi e le caldaie certificate per funzionare con combustibili rinnovabili (come l’idrogeno) anche in percentuali ridotte che potranno continuare ad essere venduti e installati.

Caldaia ibrida per avere insieme comfort ed efficienza. > Leggi articolo

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Il mercato si è già orientato in questo senso e alcuni produttori lungimiranti, tra i quali Viessmann, hanno da tempo adeguato il proprio catalogo con caldaie “H2 ready”, come la caldaia a condensazione murale Vitodens 100-W, che possono quindi funzionare con miscele di gas metano e idrogeno al 20%.

 

Caldaia a gas: la fine degli incentivi

 La direttiva si occupa anche degli incentivi che attualmente sono concessi nei vari Paesi per l’installazione di nuovi sistemi di riscaldamento a combustibili fossili. In particolare:

  • al più tardi dal 1° gennaio 2024 gli Stati membri non offriranno più incentivi finanziari per l'installazione di caldaie individuali che usano combustibili fossili. In sostanza, nel caso la caldaia si guastasse potrebbe non essere più disponibile nessuno sconto (Ecobonus, Bonus ristrutturazioni e Superbonus) se non per le pompe di calore “pure” e i collettori solari.
Approfondimento: Pro e contro del riscaldamento a pompa di calore

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E’ da segnalare a riguardo che in questo passaggio non è prevista alcuna deroga per i sistemi ibridi o per le caldaie H2 ready.

Infatti, le indicazioni della proposta di direttiva andrebbero in contrasto con l’attuale impostazione degli incentivi che prevede incentivi per le caldaie sia per ECOBONUS e BONUS CASA (fino al 31 dicembre 2024, sia per SUPERBONUS fino al 31.12.25).

Bisognerà attendere la fine del 2023 per capire se ci saranno i tempi tecnici per l’approvazione definitiva della direttiva ed eventuali contromisure del Governo in tempo utile per abrogare gli incentivi alle caldaie già dal 1 gennaio 2024.

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Cosa sostituirà le caldaie a gas?

Con lo stop per le caldaie a gas si apre una strada maestra per le pompe di calore, che in Italia hanno già sperimentato una buona diffusione grazie alla normativa che ha imposto, a partire dal D. Lgs. 28/2011, l'obbligo di utilizzare percentuali crescenti di fonti rinnovabili negli edifici di nuova costruzione.

Oggi, grazie alle più moderne tecnologie e ai nuovi sistemi che raggiungono temperature elevate, le pompe di calore possono essere installate in moltissimi casi: dalle nuove abitazioni unifamiliari ai condomìni, fino agli edifici dove sono presenti i tradizionali radiatori.

Approfondimento: Pompa di calore e fotovoltaico: perché è la scelta vincente

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Il blocco agli incentivi alle caldaie va letto presumibilmente in questo senso. Essendo la pompa di calore aria-acqua una tecnologia costosa (anche 3 o 4 volte una caldaia) lo strumento politico per incentivarne l’utilizzo è quello di abbatterne il costo di investimento rispetto alla caldaia. Mantenendo l’incentivo sulle pompe di calore (ad esempio l’attuale 65%) e togliendolo sulle caldaie il costo di investimento netto per l’utente finale diventa molto simile nei due casi, a fronte a un risparmio energetico negli anni ben superiore.

Approfondimento: Quanto consuma una pompa di calore?

Per le unità abitative condominiali con riscaldamento autonomo, ove ci fosse l’impossibilità “logistica” di installare una pompa di calore aria-acqua, continueranno ad esistere valide alternative:

  • Caldaie a gas certificate per funzionare con combustibili green (ad esempio quelle certificate per l’idrogeno) senza incentivazioni;
  • Climatizzatori estivi reversibili (in pompa di calore), in grado anche di riscaldare gli ambienti in inverno;

Approfondimento: Condizionatore con pompa di calore: come funziona

  • Caldaie a biomassa.

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Le altre novità della Direttiva UE

La nuova Direttiva suggerisce molte altre misure per l’efficienza degli edifici, queste le più importanti:

  • A partire dal 2028, tutti i nuovi edifici dovranno essere a “emissioni zero”; per i nuovi edifici di proprietà o gestiti dalla pubblica amministrazione, la scadenza è fissata al 2026;
Per una villa sul mare priva dell’allacciamento alla rete del gas, è stato progettato un impianto basato sulla tecnologia delle pompe di calore per il riscaldamento, il raffrescamento e la produzione di acqua calda sanitaria. > Leggi approfondimento
  • Gli edifici residenziali dovranno raggiungere almeno la classe energetica E entro il 2030 e la classe energetica D entro il 2033; per gli edifici non residenziali e quelli pubblici la classe E dovrà essere raggiunta entro il 2027 e la D entro il 2030;
  • Tutti gli edifici pubblici e non residenziali esistenti dovranno dotarsi di impianti solari entro il 31 dicembre 2026 (ove tecnicamente ed economicamente possibile), mentre per i nuovi edifici residenziali la data limite è 31 dicembre 2028.

Approfondimento: Sistema integrato per la casa ad alta efficienza energetica

Il problema della classificazione energetica

Attualmente esiste una difformità di criteri con i quali sono definite le classi energetiche degli edifici nei Paesi UE. Nel nostro Paese viene considerato l’indice EPgl,nren, che corrisponde, secondo la definizione ufficiale, alla “quantità annua di energia primaria non rinnovabile necessaria per soddisfare, con un usclasso standard dell'immobile, la climatizzazione invernale ed estiva, la preparazione dell'acqua calda per usi sanitari, la ventilazione”.

Nella proposta di direttiva dell’UE viene indicata come grandezza principale da monitorare l’energia primaria totale. Se questa impostazione venisse recepita anche in Italia, si ritornerà a premiare interventi complessivi sul sistema edificio impianto e sarà più complesso ottenere i doppi/tripli salti di classe con il solo ausilio delle pompe di calore (come l’attuale sistema consente andando a misurare solo la componente non rinnovabile).

Per prendere in considerazione le differenti situazioni di partenza nazionali, la Commissione europea ha stabilito che la classe G dovrà corrispondere al 15% degli edifici con le prestazioni energetiche peggiori in ogni Paese: saranno questi gli immobili da riqualificare portandoli, nel caso del residenziale, alla classe E entro il 2030 e alla D entro il 2033.

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Edifici coinvolti dalle riqualificazioni

A quanto corrisponde il 15% degli edifici più energivori sui quali bisognerà agire da subito? Secondo le stime dell’Ance (Associazione Nazionale dei Costruttori Edili), sul totale di 12 milioni di edifici residenziali in Italia, si tratta di circa 1,8 milioni di edifici che risulterebbero in classe G che sarebbero da riqualificare entro il 2030. A queste si devono aggiungere circa 230.000 altre tipologie di fabbricati. Sarebbe necessario un ritmo di lavoro davvero sostenuto, superiore rispetto a quanto è stato realizzato con il Superbonus che, in tre anni, ha consentito di agire sul 3,1% degli edifici residenziali italiani.

La nuova Direttiva, però, prevede molte deroghe.

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Gli edifici esonerati

Ecco le esenzioni che potrebbero ridimensionare l’impatto della nuova Direttiva:

  • Edifici ufficialmente protetti o appartenenti al patrimonio storico se il rispetto delle norme implica un'alterazione inaccettabile, o se la ristrutturazione sia tecnicamente o economicamente non fattibile;
  • Seconde case (utilizzate per meno di 4 mesi all'anno o con un consumo energetico inferiore al 25% del consumo che risulterebbe dall’uso continuativo);

Approfondimento: Riscaldamento seconda casa: quale scegliere?

  • Fabbricati con superficie inferiore ai 50 metri quadri;
  • Fabbricati temporanei, siti industriali, officine, depositi, edifici agricoli non residenziali;
  • Chiese e luoghi di culto.
Infine, il testo indica che sarà consentito, per una percentuale limitata di edifici (ad esempio quelli pubblici di residenza sociale), di adeguare gli obiettivi in funzione della fattibilità economica e tecnica delle ristrutturazioni e della disponibilità di manodopera

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