Quanto costa l’acqua calda sanitaria in casa e cosa si può fare per ridurre i consumi, tra buone abitudini e tecnologie efficienti, come il solare termico e la pompa di calore
Indice:
- Un impatto in bolletta non trascurabile
- Da cosa dipende il consumo di acqua calda
- Calcolo del consumo di acqua calda
- Costo acqua calda sanitaria, come ridurlo
- Il fabbisogno tipico di acqua calda di una famiglia
- I costi a seconda della fonte energetica e del generatore di calore
- Costi dell’acqua calda sanitaria per una famiglia: esempi
- Quale sistema scegliere per l’acqua calda sanitaria
- Produrre acqua calda sanitaria a costo zero (o quasi)
- Conclusione sull’acqua calda
Un impatto in bolletta non trascurabile
L’acqua calda sanitaria (ACS) rappresenta una delle risorse più preziose e utilizzate nella vita di tutti i giorni. Che si tratti di una doccia rilassante, di un bagno rigenerante o della semplice igiene quotidiana, la disponibilità di acqua calda incide direttamente sul nostro benessere e sulla qualità della vita in casa. Non solo: la gestione del consumo di acqua calda sanitaria è fondamentale anche per contenere i costi e utilizzare in modo responsabile le risorse a nostra disposizione.
Il tema dell’acqua calda sanitaria, infatti, non riguarda solo il comfort personale, ma anche la sostenibilità e l’efficienza nella gestione delle risorse domestiche, soprattutto in presenza di più bagni o docce in un appartamento o in una casa.
I consumi per la produzione di acqua calda sanitaria (ACS), elemento essenziale e imprescindibile della vita quotidiana, sono inferiori rispetto a quelli per il riscaldamento e pochi pensano agli sprechi correlati con questa fondamentale funzione domestica.
In realtà, l’acqua calda impatta considerevolmente sulle bollette delle famiglie, anche perché, diversamente dal riscaldamento, i costi rimangono costanti tutto l’anno. Nei casi di condominio con impianto centralizzato, le spese per l'acqua calda vengono ripartite tra le famiglie e incidono sulle spese condominiali. In particolare, l’acqua calda sanitaria può incidere circa il 15% sul consumo totale di gas (e dunque sui costi in bolletta) di una famiglia.
Da cosa dipende il consumo di acqua calda
Il consumo di acqua calda sanitaria dipende sostanzialmente da quanto spesso e per quanto tempo apriamo i rubinetti di bagno e cucina nella posizione “caldo”. Entrano in gioco, però, anche le soluzioni tecnologiche adottate. Ecco una serie di elementi che impattano sulla produzione di acqua calda sanitaria.
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Nucleo familiare: il numero di persone che vivono in casa è ovviamente l’aspetto più importante, perché più persone significano più docce e più acqua calda in cucina.
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Dimensioni dell’abitazione: generalmente le case di dimensioni maggiori e dotate di più bagni sono caratterizzate da consumi più alti di acqua calda.
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Abitudini quotidiane: facendo docce brevi, invece che bagni nella vasca, si risparmia parecchia acqua calda; una vasca, infatti, può contenere dai 100 ai 160 litri d’acqua, mentre una doccia di 5 minuti consuma in media 40 litri utilizzando un soffione tradizionale (con i soffioni a risparmio idrico il consumo si riduce). Tra i consigli, c’è quello di utilizzare soffioni e rubinetti con riduttore di flusso, che fanno risparmiare sui consumi di acqua sia sulla produzione di acqua calda.
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Temperatura dell’acqua calda impostata: 40-45°C sono più che sufficienti per fare una doccia piacevole, mentre se si impostano temperature più alte si spreca inutilmente energia;
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Efficienza degli impianti: maggiore è il rendimento del generatore di calore che produce ACS, minore sarà il consumo energetico per soddisfare la necessità di energia termica.
Calcolo del Consumo di Acqua Calda
Determinare il consumo di acqua calda sanitaria in una famiglia è il primo passo per tenere sotto controllo i costi e ottimizzare la produzione di calore.
Come abbiamo visto, il consumo effettivo dipende da diversi fattori: il numero di persone che vivono in casa, le abitudini quotidiane (come la frequenza delle docce o dei bagni), la presenza di elettrodomestici che utilizzano acqua calda e la tipologia di impianti installati.
Ad esempio, una famiglia di 4 persone può consumare tra i 40 e i 60 litri di acqua calda al giorno per ciascun componente, con variazioni legate all’uso di gas metano, GPL, pompe di calore o altri sistemi di produzione.
Per stimare il consumo, è possibile partire dai dati medi: moltiplicando il consumo giornaliero pro capite per il numero di persone e per i giorni dell’anno, si ottiene una stima annuale utile per valutare la spesa e scegliere la soluzione più adatta. Questo metodo, semplice e immediato, permette di avere una base di partenza per confrontare i costi tra diversi impianti e fonti energetiche, come gas, metano, GPL o pompe di calore, e per individuare eventuali sprechi o inefficienze.
Costo acqua calda sanitaria, come ridurlo
Le spese per l’acqua calda sanitaria rappresentano una voce importante nel bilancio familiare. Le dispersioni di calore attraverso le tubazioni e gli involucri degli edifici possono incidere notevolmente sui costi dell'acqua calda, rendendo meno efficiente l’intero sistema.
Oltre all’adozione di tecnologie efficienti come il solare termico e la pompa di calore, è fondamentale prestare attenzione all’isolamento delle tubature e delle pareti. Un buon isolamento riduce le dispersioni di calore e contribuisce a migliorare l’efficienza energetica dell’edificio, permettendo di contenere i costi di riscaldamento dell’acqua.
Anche un po' di attenzione alle abitudini quotidiane, come ridurre i tempi di utilizzo dell’acqua calda o evitare sprechi, può portare a risparmi significativi nel lungo periodo.
Il fabbisogno tipico di acqua calda di una famiglia
All’incirca, il fabbisogno giornaliero di acqua calda sanitaria di una persona si aggira tra i 40 e i 60 litri, ma se si ha l’abitudine di fare il bagno al posto della doccia questa quantità può essere decisamente più alta. Per una famiglia di 4 persone significa almeno 58.400 litri d’acqua da riscaldare ogni anno (40 litri x 4 persone x 365 giorni) che nei casi peggiori possono arrivare a oltre 87.000 litri.
Cercare di ridurre questo fabbisogno e utilizzare tecnologie che sfruttano fonti energetiche più efficienti e/o meno costose è fondamentale per abbassare la bolletta.
I costi a seconda della fonte energetica e del generatore di calore
L’acqua calda sanitaria, che tutti noi utilizziamo quotidianamente in bagno e in cucina, può essere prodotta con diverse soluzioni e con diverse fonti energetiche: caldaia (prevalentemente a gas metano, ma anche a GPL o a gasolio), boiler elettrico, caldaia a biomassa, pompa di calore elettrica che si occupa anche del riscaldamento, scaldacqua a pompa di calore.
Per ciascuna soluzione, le variabili da prendere in considerazione per stabilire i consumi precisi e i relativi costi dell’acqua calda sono diverse e i calcoli sono complessi.
I consumi di gas vengono generalmente espressi in mc (metri cubi), e spesso si fa riferimento anche al cubo come unità di misura sia per il gas metano che per l’acqua, in modo da quantificare con precisione i volumi utilizzati.
Innanzitutto, bisognerebbe conoscere i consumi annuali effettivi di acqua calda sanitaria e questo raramente è possibile (dovrebbe essere presente un contatore ad hoc), poi bisogna considerare la differenza di temperatura dell’acqua tra lo stato di partenza (la temperatura dell’acqua di acquedotto) e quella finale.
Una volta individuato il fabbisogno termico per produrre quel quantitativo di acqua calda sanitaria alla temperatura desiderata, utilizzando formule specifiche si calcola quanta energia (kWh elettrici, mc di gas oppure kg nel caso di legna e pellet) è necessaria utilizzando uno specifico generatore di calore (caldaia, pompa di calore con diversi COP, boiler). La quota di dispersioni o di consumo energetico può variare sensibilmente a seconda del sistema scelto, incidendo sui costi finali.
Per conoscere il costo, si moltiplicano infine i valori dei chilowattora, i mc di gas o i kg di pellet per il relativo prezzo pagato al fornitore.
Costi dell’acqua calda sanitaria per una famiglia: esempi
Proviamo a fare un paio di esempi di carattere generale.
Ipotizziamo una famiglia di 3 persone con un consumo di acqua calda pro-capite “medio” pari a 50 litri al giorno, con l’ACS riscaldata a 55°C.
La lettura periodica del contatore dell'acqua calda sanitaria è fondamentale per monitorare i consumi reali e calcolare i costi effettivi sostenuti dalla famiglia.
Una pompa di calore ha un consumo elettrico variabile per produrre l’acqua calda sanitaria in funzione del modello, del volume di acqua, dall’uso e delle stagioni (si può comunque stimare un valore medio tra 1,5 e 6 kWh al giorno per un serbatoio da 100-300 litri). Se ipotizziamo una pompa di calore con COP (Coefficiente di prestazione) medio, pari 3, la macchina può richiedere all’incirca 0,77 kWh per riscaldare 50 litri di acqua calda sanitaria, determinando un consumo annuo per questa famiglia di circa 843 kWh (0,77 × 3 persone x 365 giorni), con una spesa annuale per la bolletta elettrica di 253 euro (con un prezzo dell’elettricità di 30 centesimi al KWh compresi oneri e tasse). È importante identificare correttamente il punto di misura del consumo di acqua calda, ovvero il punto di prelievo, per ottenere dati precisi nei calcoli tecnici e nella valutazione dei costi.
Anche i consumi di una caldaia a condensazione variano a seconda della potenza e dell’efficienza del modello e della temperatura dell’acqua, ma possiamo stimare che per produrre 50 litri di acqua calda sanitaria si consumino 0,3 metri cubi di gas. I consumi di gas annuali della famiglia di 3 persone sono, quindi, pari a circa 328 metri cubi di gas, corrispondenti a una bolletta annuale di 328 euro (il gas oggi costa circa 1 euro/Smc incluse tasse, oneri e costi di distribuzione).
Nel caso di uno scaldabagno elettrico tradizionale, invece, il consumo per riscaldare 50 litri di acqua è di circa 3-4 kWh, con un risultato finale per la stessa famiglia di 3.832 kWh consumati e una spesa di 1.150 euro l’anno. In questo caso, la resistenza è l’elemento che riscalda l’acqua e il suo funzionamento incide direttamente sui consumi energetici complessivi dell’apparecchio. Vuoi capire come individuare gli scaldacqua più efficienti? Scopri i modelli in pompa di calore.
Quale sistema scegliere per l’acqua calda sanitaria
La scelta del sistema migliore per produrre l’acqua calda sanitaria in casa dipende dalle condizioni dell’abitazione. Con il riscaldamento centralizzato, si può optare per un boiler elettrico o uno scaldacqua a pompa di calore, decisamente migliore in termini di efficienza, di consumi di energia elettrica e, dunque, più conveniente per abbassare le bollette.
Se si abita in una casa o in un appartamento con impianto autonomo, la scelta può invece ricadere su una soluzione che si occupa sia del riscaldamento che dell’acqua calda sanitaria: una caldaia a condensazione a gas metano, una pompa di calore elettrica o, in alternativa e in determinati contesti, una caldaia a legna o pellet.
In generale, si può affermare che la scelta migliore in termini di efficienza e sostenibilità è rappresentata dalla pompa di calore, facendo molta attenzione al dimensionamento corretto dell’accumulo per l’acqua calda a seconda delle necessità della famiglia.
L’alternativa più comune (e più economica) è la caldaia a condensazione, che può produrre acqua calda anche in modo istantaneo, ossia al bisogno e senza un bollitore per l’accumulo, modalità più indicata quando il fabbisogno di acqua calda non è elevato. Il rendimento energetico è inferiore rispetto a una pompa di calore, ma le moderne caldaie sono comunque impianti efficienti e affidabili
Produrre acqua calda sanitaria a costo zero (o quasi)
Abbiamo detto all’inizio di questo articolo che il modo migliore per produrre l'acqua calda sanitaria e abbatterne i costi è farlo autonomamente. Come è possibile?
Esistono due soluzioni: solare termico e impianto fotovoltaico che alimenta la pompa di calore.
Solare termico: un pannello solare termico, o collettore solare, permette di catturare il calore (non la luce) del sole per trasferirlo a un accumulo termico per la produzione di ACS. Deve essere, comunque, abbinato a un generatore di calore principale (una caldaia a condensazione oppure una pompa di calore), ma a partire dalla primavera e fino all’inizio dell’autunno permette di raggiungere l’autosufficienza, a costo zero. Su base annuale, un impianto solare termico porta a ridurre i consumi e i costi dell’acqua calda sanitaria anche del 60%.
Fotovoltaico con accumulo e pompa di calore: un impianto fotovoltaico non produce energia termica utilizzabile, ma produce elettricità con cui si può alimentare in buona parte il funzionamento di una pompa di calore utilizzata come generatore per il riscaldamento e l’acqua calda sanitaria. Con un corretto dimensionamento dell’impianto e installando anche un sistema di accumulo, buona parte dell’elettricità consumata dalla pompa di calore verrà prodotta gratuitamente dalla luce del sole. Non si raggiunge la totale autonomia energetica, perché nei mesi invernali il fotovoltaico non produce abbastanza, ma considerando un bilancio annuale che comprende anche i mesi estivi (dove i pannelli fotovoltaici producono anche di più rispetto alle esigenze), il prelievo dalla rete elettrica risulta nettamente inferiore. Per massimizzare lo sfruttamento dell’elettricità fotovoltaica, il sistema di accumulo è fondamentale.
Conclusione sull’acqua calda
Gestire in modo efficiente il consumo di acqua calda sanitaria è fondamentale per il benessere della famiglia e per la sostenibilità delle risorse domestiche. Il calcolo dei consumi, la scelta del sistema di produzione più adatto e l’adozione di abitudini consapevoli sono elementi chiave per ridurre i costi e migliorare la qualità della vita. Sistemi innovativi come le pompe di calore e gli impianti fotovoltaici consentono di abbattere le spese e di contribuire a una gestione più responsabile dell’energia e dell’acqua. Affidarsi a un servizio di consulenza e progettazione può fare la differenza nella scelta della soluzione più efficiente per la tua casa e il tuo nucleo familiare. Il tema dell’acqua calda sanitaria merita attenzione: una gestione attenta dei consumi e delle risorse porta benefici concreti sia in termini economici che di benessere per tutti i membri della famiglia.